martedì, maggio 30, 2006

I pirati e la difesa legale


Non sono certo che i pirati del passato si preoccupassero di trovare un appoggio legale in favore della loro posizione personale nel caso fossero stati catturati... certo si preoccupavano di collezionare nella propria testa le diverse strategie d'evasione che probabilmente potevano imparare dalle esperienze di altri. Oggi la figura del pirata torna una figura di spicco, frutto di un rispolvero da parte del Sistema dell'immagine da cattivo che etichetta ogni buon pirata. Ovvio che mi riferisco in primo luogo al tentativo di etichettare come "cattiva" la cultura della condivisione di contenuti multimediali (il p2p). Per nostra fortuna il ricorso a questo immaginario ha di rimando rinvigorito e dato uno spolvero alla rappresentazione underground del pirata, quella sì di brutto e cattivo ma comunque giusto e conviviale. Il ritorno mitopoietico del pirata, con tutta la sua forza simbolica e ricombinante.
Bè, al di la di queste mie chiacchere, ho pensato potesse rivelarsi utile (spero mai e a nessuno, ovviamente...) mettervi a conoscenza di questa
Guida di autodifesa legale pubblicata su Generazione Idrogeno e curata da G. Berutti in caso qualcuno finisse sotto il torchio delle megaretateinrete (per niente virtuali nelle conseguenze...) delle nostre forza del (dis)ordine. Consideriamolo uno strumento in più per noi pirati del presente... qui sotto riporto solo la parte "COSA RISCHIAMO", nessuno lo prenda come un monito, lo spirito giusto è piuttosto quello informativo su che si rischia certo dell'indignazione di fronte a tanta stupidità.

COSA RISCHIAMO

Di solito miglia di euro di multa, anche se l’accusa potrebbe prevedere anche la detenzione! Gli utenti vengono di norma condannati ad un risarcimento. Per esempio potrebbero vedersi costretti a pagare un indennizzo per ciascun titolo condiviso. Ovviamente su questo punto le sentenze sono le più disparate ed è ovvio che non esista uniformità a priori, dal momento che il giudice prende in considerazione la situazione personale dell’imputato. Le parti civili tentano, dal canto loro, di mettersi in tasca un bel gruzzolo per ciascun file condiviso sul quale reclamano il loro diritto d’autore: non è raro assistere alla richiesta di di decine di miglia di € di risarcimento. Per quanto riguarda invece la parte penale, in Italia possiamo ricorrere all’oblazione, cioè possiamo pagare per estinguere il reato. Resta il fatto che comunque rimane iscritto sulla fedina penale e non è certamente cosa piacevole. In taluni casi gli utenti di client file-sharing vengono pserseguiti penalmente, in altri solo sul piano civile. Sono le Major e gli aventi diritto dell’industria musicale a definire i contorni della questione. I processi penali hanno un riscontro maggiore nei media e i casi più eclatanti sono ovviamente i benvenuti, dal loro punto di vista! Dal momento che l’obiettivo è quello di “colpirne uno per educarne cento, mille,diecimila…” ovvero sacrificare qualche giovane condivisore di contenuti multimediali sull’altare dell’opinione pubblica, scopo delle parti civili che si ritengono lese è ottenere condanne esemplari. Non dimentichiamoci mai che, a differenza di quello che le Major vogliono far credere nei loro spot televisivi, scaricare un film non equivale a rubarlo da uno scaffale di un negozio. Lo scaricamento illecito non è un furto di un bene, ma al limite è un mancato guadagno (Tutto da dimostrare) per i produttori. Quindi sarebbe più corretto evitare sanzioni penali per quello che non è esattamente un reato se confrontato con altri fatti come il furto vero e proprio.

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