giovedì, ottobre 19, 2006

Pianeta Cina: viaggio fra desideri e repressione


Quella che segue è una breve intervista a Toni Negri andata in onda durante la maratona radiofonica di Radio Sherwood in occasione del trentesimo anno dalla fondazione (dicembre 2005). La Cina è sempre più vicina - si potrebbe dire - ma in un senso lontano da quello che richiamava lo slogan di trenta-quaranta anni fa...




"Nella misura in cui quello che conta sono i nostri desideri, noi non chiediamo di batterci, nemmeno un sol giorno. Ma se le circostanze ci costringono a batterci, noi siamo in grado di batterci fino in fondo."
Mao Tse-Tung


Ricordi, riflessioni ed aneddoti sul pieneta Cina...

"Credo che il pianeta Cina sia maledettamente lontano e maledettamente vicino, nel senso che in quel paese noi possiamo vivere da un lato la nostra preistoria e dall’altra parte quello che sarà il nostro futuro; nostro nel senso dell’umanità.
Lì c’è stata questa rivoluzione effettiva: una rivoluzione di modernizzazione nella quale la proprietà collettiva è stata fondamentale, dove gli elementi socialisti sono stati essenziali nello sviluppo e nel quale il rapporto, come sempre avviene in questi casi, tra il comando e la necessità di mettersi in contatto fra lo sviluppo capitalistico in generale e l’organizzazione della lotta proletaria sul salario, sui bi-sogni, sulla libertà si è consolidato.
Quello è un paese che ha un enorme sviluppo, perchè ha un enorme contenuto di lotte.
Gli articoli che troviamo sulla stampa in merito alla Cina sono tutti completamente legati o alle notizie che vengono dai capitalisti che stanno entrando in Cina o a quello che è, evidentemente, il gruppo di potere che in Cina tiene, in maniera estrememente forte, tutte le fila dello sviluppo.
Riuscire a capire, invece, quello che stà succedendo dietro il comando, sotto il comando, contro il comando capitalistico, questo è il problema fondamentale.
Noi pensiamo che la Cina sia un paese "normalizzato".
Quando si legge solamente il Corriere della Sera, Repubblica , per non dire altri giornali che sono molto peggio, non si pensa mai che ci possa essere una resistenza e che anzi sia la resistenza, sia la rottura, sia la pressione continua di masse di lavoratori, di moltitudini di persone che vivono nelle grandi metropoli, che determinano lo sviluppo della storia.
Anzi, tutto questo non esiste perchè non viene comunicato affatto."

Quando sei andato in Cina, al di là di percepire quello che sta accadendo, quale altro ricordo ti è rimasto del "viaggio nel pianeta Cina"?

"Il primo ricordo che hai evidentemente è quello di questa città enorme di Shangai, che è più bella di Manhattan. Questa formidabile città di Pechino che si stà rimettendo in sesto e che è più bella di Los Angeles e dall’altra parte questa distruzione sistematica e continua di quella che è la tradizione cinese per portarla verso l’iper modernità, verso il post-moderno e lo strappo enorme che tutto questo rappresenta.
Io non so bene, ma ho vissuto un pò nel veneto quello che è stato il passaggio della nostra civiltà contadina emigrante, la civiltà prima delle grandi industrie e poi dei servizi, della terziarizzazione territoriale del lavoro e della produzione.
Ecco in Cina tutto questo avviene nelle dimensioni , che sono le stesse, ma che hanno una dimensione di una violenza assolutamente inimmaginabile.
Noi dobbiamo pensare che la Cina è tutta, cioè con questo suo miliardo e mezzo di persone , come gli anni 70 da noi.

Per cui con i desideri, i sogni e le aspirazioni di chi si trova poi, nel momento del cambiamento, nel momento del desiderio.
Quello è un paese di desiderio e di repressione.
Un paese in cui i corpi, i sogni, i bi-sogni, le comunità sono tutte messe in gioco, è un paese enorme da un lato. Quando parlo con sociologhi, politici, tutti pensano che le micro realtà siano quelle fondamentali per conoscere la realtà: e questo in certe parti è vero, è solo attraversando il micro che noi riusciamo a costruire delle serie che possono ripetere degli atteggiamenti antropologici.
Ma poi c’è questo macro, questa grandezza, delle dimensioni cinesi, delle dimensioni di un continente o di un mondo, com’è in realtà la Cina, che diventano essenziali nel modo di far politica.

Ad esempio il modo di far politica del partito comunista cinese, indubbiemente a nessuno di noi piace, ma devo dire che è, malgrado tutto, una politica che ha delle dimensioni adeguate a quella che è la realtà cinese.
Per lottare contro queste cose bisogna lottare dentro a queste dimensioni, questo lo dico anche perchè mi fanno ridere un pò quelle che sono le posizioni dei nostri politici della sinistra ed anche
della destra, ma soprattutto della sinistra, quando non si rendono minimamente conto di quali sono le dimensioni dentro alle quali si stanno muovendo.

La lotta di classe o la capacità di governo, di governance in Cina sono comunque delle cose che hanno un enorme significato."

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