martedì, dicembre 12, 2006

Bloggare stanca.


Sono una decina di giorni che il blog non viene aggiornato, un tempo che i frequentatori avranno notato essere la mia assenza più prolungata (a parte le vacanze estive).
Questo messaggio ha come primo scopo quello di segnalare che
finoaquituttobene sta vivendo un momento di crisi che, essendo questo blog un prodotto individuale, dipende da una serie di mie perplessità e da una certa stanca.

In effetti devo dire che bloggare stanca, probabilmente stanca di più o di meno sulla base delle motivazione che aveva spinto il/i bloggers a dar forma al proprio progetto. Nel mio caso tutto è partito come una sperimentazione del media, poi ho navigato a vista cercando di interpretare i segni che sulla mia rotta ho incontrato per rettificarla di volta in volta. Ma i segni che ho via via incontrato - che magari sono poi solo quelli a cui io ho dato importanza - hanno posto una serie di questioni che probabilmente possono essere dischiuse solo con un progetto più finalizzato e che eviti la dispersione eccessiva.

I blog sono in effetti in questo momento uno degli esempi più vivi della messa in circolazione di informazioni e conoscenza, fino ad oggi uno dei migliori strumenti che ha permesso di discutere e fare critica in maniera del tutto non verticistica, permettendo di sperimentare una comunicazione orizzontale e autonoma. Ma allo stesso tempo sono emersi anche quelli che io percepisco come limiti di un blog - probabilmente dei
new media in genere - e che dipendono in primo luogo dalla partecipazione e fruizione passiva dei contenuti da parte dei visitatori, con la conseguenza che da una comunicazione autonoma e orizzontale si passa - se vogliamo - ad un'informazione critica e libera, cosa che dal mio punto di vista è una regressione critica rispetto alla strada indicata negli anni '90 dal mediattivismo e prima dalla cultura hacking.

Non voglio qui ripetere la caduta in cui incappai in una precedente riflessione su
finoaquituttobene in cui "bacchettavo" i visitatori del blog, un pò anche in maniera lamentosa sulla mancata partecipazione attiva; qualcuno allora mi tirò un secchio d'acqua ghiacciata in faccia che mi fece riprendere - e sono ancora desto - dalla sbornia della comunicazione facile in Rete, così che ora ci tengo a dire che esiste un problema in finoaquituttobene perché io sono in difficoltà, perché la mancanza di un feedback negativo mi intimorisce e rende difficile l'interpretazione dei segnali che si presentano o che si dovrebbero cogliere.

Tutto ciò rende il mio "fare" sul blog faticoso, in primo luogo poiché non vorrei che questo venisse interpretato - oltre alla misura implicita in cui lo è finoaquituttobene ed ogni blog - come una specie di egosurfing, un esercizio individualista di edonismo cool, perché l'attenzione che il blog non si riducesse a questo è la sola cosa di cui sono certo fin dall'inizio di questa avventura.

Finisco questa riflessione con una citazione da Goodbye Mr. Socialism, libro-intervista di Raf Valvola Scelsi a Toni Negri in cui a proposito dei blog questo ultimo dice cose che sento di condividere di testa, di cuore e di pancia.

Per esempio, cosa significa attraversare un blog? C'è dentro la vita ma anche esibizionismo, il perdersi nelle cose... I blog sono anche una dispersione terribile e manifestano appieno l'aspetto folle di questo momento informatico, la quantità e lo spreco...
Qualche volta invece di essere un grande mare, la Rete diventa una palude, dove è forte l'impressione di fatica... Implosione? Non credo. E tuttavia ci sarebbe davvero da dare alla comunicazione e ai processi di costruzione di senso in Rete un'emergenza corporea, che non significhi solo produrre immagini. Al contempo, non si può sottovalutare l'emersione in Rete, ormai su un piano di massa e generale, di forme di socialità che assumono toni affettivi importanti, lucidi, in cui c'è scambio, felicità della scoperta di relazioni nuove e sorprendenti, e al contempo di conoscenza. Il tutto in una dinamica sociale che ha sempre più i toni dell'orizzontalità comunicativa, in una dimensione quasi plasmatica che ricalca talvolta in positivo le relazioni sociali.


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