mercoledì, aprile 25, 2007

25 Aprile 2007... omaggi!

Augurandomi che per tutti sia stato un bel 25 aprile, vorrei aprofittarne per omaggiare in particolare una figura che qualche anno fa scoprii condividere con me la Valle d'origine. Un personaggio non indifferente, in particolare nella storia della Resistenza. Ho quindi trovato un brano dedicato a lui - Pietro Chiodi - scritto da Laura Ciceretti che pubblico in parte di seguito [tratto da alteracultura.org].


Un modo per ricordare tutti attraverso il ricordo del singolo.


“Pietro Chiodi si è dedicato alla filosofia per la stessa ragione per la quale, durante la lotta della Resistenza, fu partigiano combattente: per difendere la libertà e la dignità dell’uomo”. Con queste parole, dense di commozione, Nicola Abbagnano ricordò il compianto professor Chiodi all’Università di Torino.
Oggi, a più di trent’anni dalla sua prematura scomparsa, avvenuta il 22 settembre del 1970, lo ricorderei ancora con le stesse parole del suo maestro, perché Chiodi fu davvero inscindibilmente filosofo e partigiano.

Pietro Chiodi nacque a Corteno Golgi, un piccolo paese montano in provincia di Brescia, il 2 luglio 1915. Conseguì nel 1934 l’abilitazione magistrale e si trasferì poi a Torino, dove si laureò in Pedagogia nel 1939 con Nicola Abbagnano. Nello stesso anno vinse la cattedra di storia e filosofia al Liceo classico Govone di Alba, dove ebbe, tra i suoi allievi, Beppe Fenoglio, che lo ricorderà, con lo pseudonimo Monti ne Il partigiano Johnny:
“Monti si era alzato nella sua orsina massiccità di montanino corretto da anni di esistenza pianurale. Gli diede un abbraccio filosofico”. Monti “sprizzante innaturalmente, anche in riposo, intelligenza dialettica e disciplina filosofica”. ( Il partigiano Johnny, p. 15)
In questo periodo, si legò di amicizia fraterna con il collega di lettere, Leonardo Cocito, che Chiodi ricorderà in Banditi, il suo indimenticabile diario partigiano:
“Oggi io e Cocito abbiamo prestato giuramento. Cocito chiede serio prima di giurare: - E’ necessario per avere lo stipendio? […] Cocito incomincia allora a leggere senza tirare il fiato tutto ciò che c’è scritto sul verbale: numero di protocollo, articolo tal dei tali ecc…[…] e alla fine dice: -Scusate, ho voluto bere il calice fino alla feccia”. E ancora: “Ieri sera è venuto uno studente a chiedere i discorsi di Mussolini. Cocito l’ha guardato serio e poi gli ha detto: - Non hai letto il regolamento? Ci sta scritto che è proibito dare ai giovani libri osceni”. ( Banditi, p. 6)
In Banditi, esemplare diario partigiano, che Davide Lajolo, su L’Unità del 10 ottobre 1946, definì “il libro più vivo, più semplice, più reale di tutta la letteratura partigiana”, vi è tutto Chiodi: il Chiodi filosofo e partigiano, il Chiodi interprete di Heidegger e il Chiodi coraggioso difensore della libertà.

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