venerdì, giugno 22, 2007

Anna Simone sul GayPride 2007

Il breve commento che segue di Anna Simone sul GayPride romano di sabato scorso è, a mio avviso, un ottimo contributo anche se breve perché mette a fuoco alcune novità importanti per i movimenti LGBTQ. Anzi, è un buon contributo oltre per la capacità di vedere un pò oltre le scontate analisi sul successo dell'iniziativa proprio perché breve e arriva al nocciolo della questione senza troppi giri di parole.


Bellissima Roma tra i colori, la musica, i volti e i travestimenti del
pride. Bellissima perchè quasi non sembrava lei, oppressa com'è dalla soffocante architettura imperiale e dall'andamento sciatto, indifferente. Anche il pride, però, non sembrava il solito "pride". E infatti non lo è stato. Non è stata solo una parata di piume e paiellettes mostrate per la pruderie dei benpensanti che agli angoli delle strade si divertono a vedere i carnevali, come uno spettacolo di cui rimuovere il senso ed il significato una volta tornati tra le protette pareti domestiche. In piazza c'erano almeno cinquecentomila persone a dire che l'ipocrisia non ci riguarda, a dire che non sappiamo che farcene di prodi, di bush e di ratzinger. C'erano vecchi, bambini felicissimi (i più belli da vedere) e signore, un pò scostanti e un pò felici dal clima liberatorio che circolava per le vie del corteo. Alcune prima rimanevano contrite e poi si lanciavano improvvisamente in danze liberatorie. E' difficile pensare che la politica possa anche riuscire ad assumere connotazioni legate alla gioia (quella vera delle relazioni, della felicità dello stare insieme e non quella prodotta dalle pasticche o dalle deviazioni dal "normale ordine del discorso" su cui sempre tornare per non destabilizzarsi), alla libertà di essere corpo vivo e alla necessità di assumersi tutte le responsabilità politiche del caso. In piazza c'era ciò che Foucault avrebbe chiamato un grande movimento di contestazione della norma e di contro-condotta, il neonato movimento LGBTQ. Dico così perchè finora mi era sembrato che fosse un movimento solo legato alle istanze politichesi (inseguire i partiti per avere diritti) e invece questa volta non è stato così.

Sabato il movimento LGBTQ, assieme al femminismo etero e agli etero laici en general si è costituito come una nuova forza politica che si era andata un pò disgregando in questi ultimi anni. La campagna per "sbattezzarsi" sembra che stia andando bene, tuttavia da piazza San Giovanni è emerso un nuovo dato buono ed interessante: da quasi tutti gli interventi è venuta fuori la geniale idea di reinviare, "strappate", le tessere elettorali. E' stato detto in modo molto chiaro: il movimento LGBTQ non chiede più niente a nessuno perchè è una soggettività politica autonoma che non gioca più al ribasso, esiste e non crede più nella rappresentanza incarnata dai partiti e dai sindacati. Bellissimo insomma, quasi non ci credevo! Ma bellissime, soprattutto, le relazioni che si sono create tra i compagni partecipanti e le persone della strada. Fantastici anche alcuni slogan come: Ratzinger perchè hai paura? Non sarà mica un caso di fuoco amico? e molto, molto altro...I benpensanti e le anime grigie diranno che in fondo i movimenti devono occuparsi di cose più serie e che devono scendere in piazza "solo" per altre ragioni. Probabilmente è vero, ma solo nella misura in cui non avranno capito che chi sabato era in quella piazza può anche frequentarne altre perchè non ha paura della sua libertà di essere a tutto tondo. Anzi, quello è il suo punto di partenza perchè senza le piccole cose (la libertà d'amare chi si vuole in primis) non sono neppure possibili le grandi cose. Il movimento all'incontrario lo vedo, invece, ancora duro a darsi. E infatti al pride pochissimi compagni dell'autonomia, solo il Forte Prenestino...Questa non è una buona cosa ma di cattive cose, in fondo, il mondo è pieno (diversamente il pride non ci sarebbe neppure stato). L'importante è non averne bisogno e saperle vedere fino in fondo.

Per il resto c'è sempre la risata che li/vi/ci
seppellirà...tutti, ovviamente.

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